Dobbiamo sperimentare con costanza la capacità di realizzare brani di natura nelle pieghe del tessuto urbano, facendo leva sulla partecipazione e sulla condivisone di quanti sanno cogliere il piacere e la necessità di introdurre l’elemento vegetale nel vivere quotidiano. Ogni ipotesi progettuale che precede la realizzazione di giardini o di nuove architetture vegetali, deve però essere verificata nella sua sostenibilità in termini ambientali economici e tecnici, nell’impegno che comporta la sua realizzazione e manutenzione.
1. La cura della terra. la terra che cura
2. Hortus Urbis, l'orto giardino che rinasce dal passato
La via Ardeatina è una consolare minore che, sfuggendo all’ordinario caos urbano dei quartieri romani, penetra profondamente in un lembo di Campagna romana irriducibile e meravigliosa. La vegetazione spontanea crea gallerie vegetali che oscurano e rinvigoriscono le traiettorie delle automobili. A un certo punto del suo cammino si arriva in prossimità dell’ingresso dei vasti spazi coltivati dell’istituto tecnico agrario ‘Giuseppe Garibaldi’.
Si entra: percorso un lungo tratto della strada interna all’azienda agraria, lasciato l’edificio scolastico alle spalle, si segue un viale sterrato che si inoltra tra i campi al termine del quale, in alcuni fabbricati ha sede la Cooperativa agricola sociale integrata ‘Giuseppe Garibaldi’. La cura della terra, la terra che cura, un leit motiv che si ripete e che ci accompagna. Con questo slogan semplice ed efficace si è accolti nei locali della Cooperativa dove si scorgono ragazzi e ragazze: alcuni ti salutano, altri saltellano o parlano allegramente, i più sono intenti ad attività diverse ma condotte con piglio deciso. Nelle stanze dell’agriturismo, tra i tavoli della trattoria, nelle parcelle in cui si coltivano gli ortaggi si muove una varia umanità, che qualcuno vorrebbe conclusa e allontanata: sono ragazzi affetti da forme gravi e diverse di autismo.
La diagnosi capace di stabilire questo tipo di disabilità spesso tarda ad arrivare; quando è definita pone i genitori dei ragazzi di fronte ad una realtà nuova e difficile da accettare che, unita alla limitatezza dell’azione terapeutica ed abilitativa generalmente a disposizione, induce le famiglie alla disperazione L’autismo diviene in questo modo una emergenza sociale: genitori e parenti sono proiettati, loro malgrado, in una situazione priva di alternative terapeutiche per i loro ragazzi, lasciati colpevolmente soli davanti a questo dramma che sconvolgerà le loro vite. La cooperativa è un modo di rispondere positivamente alla solitudine e alla disperazione che si ingenerano nelle famiglie colpite. I genitori sono così chiamati ad assolvere un ruolo nella progettazione di un futuro per propri figli, chiedendo alle istituzioni di aiutarli a individuare un futuro sostenibile da produttori agricoli, in sintonia con la natura e con la sofferenza: da qui la consapevolezza che la cura della terra fa sì che la terra curi.
Inoltrandoci tra gli spazi a disposizione si incontrano alcuni dei ragazzi, che insieme ai loro tutor, giovanissimi e preparatissimi, danno vita anche ad un piccolo laboratorio dove realizzano sia oggetti di uso comune che piccole costruzioni in paglia e argilla utili ad ospitare alcune delle molteplici attività svolte presso la cooperativa. Pareti di graticciato sono tamponate con terra bagnata e poi dipinte di bianco per creare piccoli locali; intrecci di canne delimitano il pollaio; pavimentazioni realizzate con pietre diverse livellano e drenano i punti di maggiore calpestio per aiutare chi ha problemi nel procedere più agevolmente tra i diversi spazi in cui si articolano le attività quotidiane. In fondo al piccolo suk si apre alla vista il panorama rurale, dove si erge una pergola che ombreggia dei tavoli assemblati con tavole di legno grezzo: più in là gli orti urbani e i campetti coltivati, sullo sfondo lo skyline dei palazzi dei quartieri limitrofi.
La cooperativa agricola sociale integrata ‘Giuseppe Garibaldi’ associa alcuni ragazzi autistici che hanno frequentato l'Istituto Tecnico Agrario Statale ‘Giuseppe Garibaldi’ di Roma: nasce circa quattro anni fa dopo alcuni anni di sperimentazione sviluppata grazie ad un progetto che ha integrato il normale programma scolastico con attività operative presso l'azienda agro-zootecnica dell'Istituto. La cooperativa riesce in questo modo a fornire ai ragazzi, dei tutor che operano seguendo i principi della terapia cognitivo-comportamentale (ABA).
L’esperienza ha preso avvio nel 2004 con il progetto Esperantia onlus, sviluppato per cercare di sostenere le famiglie di giovani affetti dalla sindrome di Kanner: è qui che nasce la collaborazione con l'ITAS ‘G. Garibaldi’ di via Ardeatina in Roma.
L’obiettivo del progetto è stato quello di stimolare lo sviluppo di una mutua assistenza tra famiglie che vivono questo tipo di situazione, per realizzare dei programmi autonomi d’integrazione. Seguire i ragazzi colpiti da autismo, infatti, è particolarmente oneroso sia dal punto di vista psico-fisico che economico.
La costituzione della cooperativa, che rappresenta una figura giuridica legalmente riconosciuta, consente l’accesso ai micro finanziamenti messi a disposizione a livello locale dagli enti territoriali (comune, provincia e regione) elemento insostituibile di sostegno delle attività.
Il preside dell’Istituto, il professore Antonio Sapia, motiva la scelta di sostenere l’esperienza con forza, accompagnando il ragionamento con
gesti ampi, tesi a descrivere l’autismo come una energia naturale. Nel suo ufficio, alle spalle della scrivania, un patchwork di articoli di giornale, manifesti,
locandine testimoniano le molteplici attività che alimentano questa opera di integrazione e sviluppo culturale, economico e sociale della comunità scolastica. L’autismo diviene
una forza che, sia a scuola che nell’ambito della cooperativa, consente di avviare un programma educativo integrato che non fa differenze nell’apprendimento e nella sperimentazione
didattica, con gli studenti che affiancano i loro colleghi autistici in un progetto educativo comune.
Il miglior docente di sostegno a uno studente autistico è il compagno di banco. I numeri gli danno ragione: per questo il progetto continuerà a dispetto delle iniziali
ritrosie, dei sorrisini, delle critiche ricevute dai colleghi. Infatti, da quando si è incrementato il numero di ragazzi disabili nella scuola, è aumentato considerevolmente
il numero totale degli iscritti, fino a raggiungere nell’anno scolastico 2015/16 quota mille unità.
In sintesi l'obiettivo del progetto è quello di permettere ai ragazzi e alle ragazze affette da autismo di frequentare la scuola superiore, iniziando nel frattempo un'attività lavorativa che, terminata la scuola, possa proseguire presso l'azienda-cooperativa.
Da alcuni anni l’Istituto si cimenta con successo sui temi dell’integrazione scolastica, consentendo a tutti gli studenti di essere concretamente uguali, con l’avvio di veri e propri processi per l’inserimento lavorativo, obiettivo da cui nessuno è escluso, disabili e non.
Attualmente, fra le varie iniziative intraprese dalla scuola in questa direzione, c’è un progetto finalizzato a formare la figura dello studente tutor. Il “Peer Mediated Intervention” è un progetto coordinato dal Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione della Università della Sapienza di Roma. Con queste attività si cerca di imprimere una spinta concreta nell’affrontare i temi dell’integrazione e del lavoro, individuando nell’istituzione scolastica il centro di un’attività nuova che, per i suoi caratteri originali e innovativi, la ponga all’attenzione della comunità scientifica nazionale ed internazionale.
Il presidente della Cooperativa, Maurizio Ferraro, si proietta tra gli spazi raccogliendo richieste, idee, spesso lagnanze con piglio giovanile, a dispetto della sua testa canuta. Padre di una delle ragazze socie della cooperativa è stato promotore disperatamente convinto di costruire un differente presente per sua figlia e per tutti coloro, famiglie e ragazzi, che vivono la medesima condizione esistenziale. Parla un linguaggio semplice e diretto con cui spiega il motivo che lo ha spinto a lavorare per la costruzione di ciò che vediamo. Per questi ragazzi, e per le loro famiglie, terminata la scuola, si prospettano due alternative: o l’inserimento in un Centro diurno oppure in una residenza sanitaria assistita. Alternative che non si possono accettare, assecondare oltre. La cooperativa rompe questa forbice proponendo un’esperienza di inclusione in cui i ragazzi autistici sono il perno di una rete sociale e produttiva che, in qualche maniera, restituisce alla comunità quanto è loro erogato anche in termini economici.
Pagando l’IVA delle produzioni agricole commercializzate, versando le tasse dei pasti preparati e offerti nella trattoria e corrispondendo le tasse di soggiorno derivanti dall’accoglienza nelle stanze dell’agriturismo i ragazzi sono cittadini a pieno diritto, capaci di costruire un nuovo welfare sostenibile imperniato su progetti individuali di cura e inclusione.
In questa prospettiva non semplicemente assistenziale, ogni socio è impegnato quotidianamente ad assolvere a numerose mansioni: preparazione dei pasti e delle colazioni, vendita al dettaglio dei prodotti dell’orto in un punto vendita organizzato sia nel piazzale antistante le scuole limitrofe che in all’interno dell’edificio principale della scuola agraria, lavori agricoli nell’orto.
La cooperativa gestisce due ettari di terreno, con relativo fabbricato rurale, inseriti nell’azienda agraria dell’Istituto Tecnico Agrario Statale “Giuseppe Garibaldi” di Roma.
E’ impegnata in attività scuola-lavoro-integrazione che consentono la partecipazione significativa di ragazzi con autismo, anche con diagnosi severa. La cooperativa, il cui bilancio è in attivo, rappresenta un vero e proprio esempio di attività produttiva per gli studenti coinvolti principalmente nella coltivazione piante orticole successivamente collocate sul mercato in due punti vendita posti in altrettanti municipi della città.
La cooperativa è di tipo B, cioè una cooperativa che può svolgere attività (anche produttive) nella quale il 30 % del personale deve essere costituito da persone affette da disabilità.
La produzione e la vendita degli ortaggi e delle verdure consente di assicurare una remunerazione per tutti i lavoratori impiegati, compresi i disabili.
I ragazzi disabili sono seguiti, nel corso delle attività, da personale esperto in terapia cognitivo-comportamentale e affiancati da veri e propri lavoratori, sotto la supervisionato diretta delle famiglie che mantengono un ruolo di coordinamento dei programmi di lavoro.
Il dott. Orazio Russo, lo psicologo che coordina i tutor impegnati nel sostegno terapeutico dei ragazzi affetti da autismo, indossa comodi abiti da lavoro e galosce di gomma eliminando ogni dubbio circa la concretezza del modello sanitario e di lavoro che si conduce. La cooperativa deve essere la risultante dei diversi programmi operativi individuati per ciascun ragazzo: attraverso lo sviluppo delle quotidiane attività previste nel piano di gestione sociale e economica si cerca di recuperare nuovi livelli di autonomia dei ragazzi. L’interesse dei ragazzi è pertanto indirizzato naturalmente verso attività utili allo sviluppo della cooperativa, con l’obiettivo di rendere il lavoro produttivo accogliendo le specificità di ciascun ragazzo/a. Il progetto è sviluppato con la massima apertura verso gli studenti dell’ITAS che collaborano alla conduzione delle operazioni agricole quali tutor dei ragazzi autistici e nei confronti delle famiglie del quartiere che coltivano la terra negli orti urbani messi a disposizione dalla cooperativa gratuitamente a condizione di coinvolgere direttamente i ragazzi della cooperativa nelle proprie attività. In questo modo la cooperativa è inserita nel tessuto sociale ed economico del territorio come soggetto vitale e attivo.
L’azienda oltre a gestire le attività agricole e tre punti vendita per la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, offre 8 posti letto e la ristorazione della trattoria sociale ‘Articolo 14’. Il numero dell’articolo che dà il nome alla trattoria è quello della legge 328 del 2000 e relativo al diritto di ogni disabile di avere un progetto individuale che lo accompagni nelle fasi della vita al fine di realizzare quanto più possibile l’integrazione nella collettività.
Una parte del terreno in uso alla Cooperativa è destinato alla realizzazione di un certo numero di ‘Orti relazionali affettivi’.
Cosa sono gli ‘Orti relazionali affettivi’? Sono così definiti, dai promotori della cooperativa, gli spazi destinati ad essere coltivati da singoli e/o famiglie dei quartieri limitrofi che, in cambio della concessione della terra per sviluppare l’orticoltura, si assumono il compito di farsi coadiuvare, nello svolgimento delle necessarie operazioni colturali, da uno dei soci autistici della cooperativa.
Chiara Ferraro, una delle socie fondatrici della cooperativa, è una ragazza di 24 anni affetta da una grave forma di autismo: recentemente è stata candidata dal padre Maurizio alle primarie del centrosinistra per la elezione del Sindaco della Capitale. Ha ottenuto un significativo numero di preferenze e comunque, attraverso la sua candidatura, il problema della disabilità è stato posto con forza e chiarezza all’attenzione della città e inserito nell’agenda politica dei futuri rappresentanti del consiglio comunale.
La candidatura di Chiara ha suscitato molte polemiche, in primis dalle stesse associazioni che rappresentano la disabilità, da parte di chi la ha giudicata un'inutile sovraesposizione della ragazza. Il padre, Maurizio Ferraro, ribatte alle critiche sostenendo che la candidatura: "E' una provocazione per affermare il diritto di mia figlia a poter essere presente in ogni luogo, senza esclusioni. Chiara, lo afferma la costituzione, può stare in un’aula del consiglio comunale come può stare nella cooperativa.
Qualcuno in passato ha usato le risorse che servivano ad assistere i soggetti svantaggiati (immigrati, nomadi, tossicodipendenti) per arricchimenti personali o per manovre politico- finanziarie criminali. La cooperativa ‘Garibaldi’ dimostra che è possibile costruire un nuovo modello di welfare capace di mettere al centro la persona, con le sue fragilità ma anche con le sue potenzialità”.
Lasciamo in punta di piedi gli spazi della cooperativa e l’intensa umanità che li anima.
Quello che segue è il testo liberamente tratto dallo schema di convenzione individuata come strumento di attuazione della mozione del Consiglio comunale di Roma Capitale il 02.04.2015 nei riguardi dell’autismo e della esperienza fin qui descritta.
L’Istituto Tecnico Agrario Statale “Giuseppe Garibaldi” di Roma svolge da oltre cento anni un ruolo fondamentale nella formazione di tecnici agrari esperti da avviare sul mercato nel settore della produzione agroalimentare, della tutela e valorizzazione del verde e dell’alimentazione.
L’Istituto, che è dotato di numerosi laboratori specifici per tutte le discipline professionalizzanti, ha sede in un’azienda agraria di circa ottanta ettari. L’azienda, che ha un indirizzo produttivo misto, è ubicata lungo la via Ardeatina in un contesto ambientale di grande qualità paesaggistica, posta in un lembo ancora intatto della Campagna romana. Per questo l’azienda costituisce un importante patrimonio naturalistico, da tutelare e valorizzare, inserito nel tessuto urbano di Roma, che nella sua rapida e spesso non governata espansione, ha spesso prodotto notevoli squilibri ecologici e sociali.
Circa quaranta ettari sono destinati a seminativo per la produzione del foraggio necessario all’allevamento di vacche da latte di razza frisona italiana, tre ettari a vigneto producono uve da vino prodotto nella cantina aziendale, oltre 1400 piante di ulivo sono coltivate per la produzione dell’olio trasformato in un efficiente frantoio. Inoltre un’adeguata superficie è destinata alle colture protette e ad attivo un centro florovivaistico. La dotazione fondiaria è costituita da diversi fabbricati rurali: nel quadro della multifunzionalità dell’azienda agraria è in corso di approvazione un progetto per la loro trasformazione in sedi di accoglienza agrituristica.
Gli iscritti all’ITAS sono attualmente 1200, centocinquanta dei quali disabili e circa sessanta ragazzi e ragazze affette da sindrome autistica (nel 2006 erano trecentocinquanta gli iscritti). L’autismo, è una malattia del neuro sviluppo che si manifesta nei primi tre anni di età. Un terzo dei casi è sicuramente di origine genetica: in Italia colpisce quasi un bambino ogni cento nati, negli USA uno ogni sessantotto.
Grazie agli intensi e costruttivi rapporti con la Camera del Commercio di Roma e l’Azienda Romana Mercati è stato possibile avvicinare i cittadini del territorio al mondo rurale attraverso la realizzazione di numerose manifestazioni durante le quali i visitatori (con una presenza valutabile tra i mille e i duemila al giorno) hanno l’opportunità di conoscere direttamente i prodotti agricoli valutandone la qualità in relazione alle tecniche di produzione seguite secondo criteri che valorizzano l’ambiente e tutelano la salute dell’uomo.
Considerata l’importanza sociale dell’integrazione scolastica e lavorativa di ragazzi con disabilità e della comune esigenza da parte degli enti preposti a tale compito di arricchire l’insieme delle attività di cura, di reinserimento sociale e lavorativo, in occasione della ” Giornata Mondiale dell’Autismo”, lo scorso 2 aprile 2015 è stata approvata una mozione dell’assemblea Capitolina, votata all’unanimità, che impegna la Giunta Capitolina alla costituzione di una Commissione Tecnica Inter-Assessorile, che oltre al Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute, Dipartimento Risorse Economiche, Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici Giovani e Pari Opportunità, prevede la partecipazione del Dipartimento Tutela Ambientale.
I recenti sviluppi politici dell’Amministrazione comunale, che hanno portato alle dimissioni del sindaco Marino, hanno purtroppo congelato il processo di implementazione delle iniziative tecniche, logistiche e ammnistrative necessarie ad ottenere i risultati che si attendevano al momento dell’approvazione della mozione. Ora tutto è rimandato in attesa della elezione del del nuovo Consiglio comunale, del sindaco e della giunta.
In sintesi l’atto politico approvato ha tenuto conto del fatto che molti ragazzi diversamente abili sono condannati ad un futuro di assistenzialismo in assenza di progetti mirati all’implementazione delle abilità tali da incrementare quelle risorse che possano permettere loro di svolgere in maniera produttiva una professione adeguata alle loro capacità. Inoltre si ribadisce la necessità di un progetto educativo permanente e individualizzato, che potenzi e consolidi le competenze cognitive, affettivo-relazionali e sociali dell’individuo, con particolare attenzione alla persona diversamente abile. Elemento ritenuto indispensabile per la corretta elaborazione del progetto è quello identificare percorsi educativi basati sull’acquisizione di abilità funzionali, monitorate con procedure evidence-based; alla realizzazione di progetti di alternanza scuola-lavoro, che hanno la finalità di favorire e implementare l’acquisizione da parte di ragazzi disabili di competenze finalizzate all’inserimento in contesti lavorativi; alla realizzazione di progetti di “Peer Mediated Intervention”(PMI), finalizzati all’implementazione delle abilità sociali di ragazzi diversamente abili; alla realizzazione di progetti per specifici target, come gli adolescenti con disturbo dello spettro autistico, al fine di implementare le abilità sociali e comunicative ed infine alla formazione di gruppi di Parent e Peer training.
Le Parti firmatarie del protocollo, individuato come strumento di attuazione di quanto indicato nella mozione, ciascuna nell’ambito delle rispettive competenze, si propongono di conseguire uno stretto collegamento sui temi di carattere didattico-formativo evidenziando un interesse comune nell’ attuare forme avanzate di collaborazione educativa e promozionale.
La collaborazione tra i soggetti firmatari del protocollo d’intesa, nell’ambito delle rispettive competenze, si propongono di realizzare un modello di integrazione della disabilità con riferimento allo specifico contesto scolastico/formativo, nonché la definizione di un Piano Educativo Individuale, in armonia con il dettato della Legge 104/92.
Il 2 aprile 2015, in occasione della giornata mondiale dell’autismo, i ragazzi e le ragazze della cooperativa sono stati ricevuti al Quirinale dal Presidente della Repubblica Mattarella.
In concomitanza con l’evento la cooperativa, coadiuvata dai tecnici della Casa del Giardinaggio del Comune di Roma Capitale, ha realizzato, nell’aiuola prospicente l’entrata dell’edificio scolastico dell’Istituto ‘G. Garibaldi’, un prato fiorito. L’esperienza, che ha raccolto il favore della comunità scolastica, è testimoniata dalla selezione fotografica che segue.
Hortus Urbis è un orto didattico collettivo sviluppato grazie al concreto contributo di alcune associazioni costituite da coltivatori volontari romani di orti e giardini condivisi.
La collaborazione tra un ente pubblico e gruppi di cittadini associati, decisi a lavorare per lo sviluppo di un progetto di valorizzazione di aree residuali di una riserva naturale, costituisce un’interessante novità.
Il progetto sperimentale Hortus Urbis, elaborato e condotto dalla rete di ortisti di Zappata Romana e dalla Direzione del Parco Regionale dell’Appia Antica e che ha preso avvio nel marzo 2012, ha permesso di valorizzare un’area verde non utilizzata del Parco dell’Appia Antica, sita a poca distanza della Regina Viarum, destinandola a spazio pubblico e ad orto con vocazione didattica: l’obiettivo è stato quello di coltivare nuovamente una certo numero di piante da orto e da giardino utilizzate ai tempi dell’antica Roma.
Hortus Urbis sorge in una radura delimitata da un boschetto, composto di alberi e piante di sottobosco della flora mediterranea, in un angolo silenzioso del parco posto in prossimità dell’Almone, torrente di antica memoria, sacro alle genti latine.
L’orto, che occupa un’area di forma regolare di circa 225 mq, è composto da 16 aiuole quadrate perimetrate con l’impiego di travetti di legno a sezione quadrangolare infissi nel terreno. I camminamenti sono stati ottenuti molto semplicemente lasciando crescere sulla superfice del suolo il prato naturale tenuto basso con tagli frequenti dell’erba.
L’orto nasce con la vocazione di diffondere conoscenze e pratiche antiche, per una loro ripresa generalizzata. E’ uno spazio coltivato non finalizzato alla produzione: ciò che cresce non è raccolto e consumato per scopi produttivi ma coltivato per facilitare l’osservazione diretta dei vegetali. Con questa iniziativa non solo si vuole ricostruire la storia sociale e agricola della città, ma si contribuisce concretamente alla tutela e all’incremento della biodiversità dell’ecosistema urbano.
Grazie al contributo di lavoratori volontari nell’orto, già impegnati nelle attività di giardinaggio e nella realizzazione delle aiuole e di un impianto d’irrigazione, sono state realizzate anche una pergola in pali di legno, una compostiera per il riuso dei materiali vegetali derivanti dalle attività di manutenzione, un forno per la cottura di alimenti in terra cruda e una insect house capace di assicurare la presenza di insetti pronubi indispensabili alla fecondazione dei vegetali coltivati nelle parcelle.
Nelle fasi successive di sviluppo del progetto sono stati impiantati un semenzaio e un piccolo vivaio di specie ornamentali e da orto, un’area per l’allevamento dei lombrichi e un piccolo un frutteto con alberi di specie e varietà da frutto antiche.
Molte delle erbe coltivate erano conosciute per le loro proprietà alimentari, officinali e simboliche dai cittadini dell’Urbe vissuti più di duemila anni fa: dalla città, usando proprio il tracciato dell’Appia Antica, erano condotte verso Brindisi per essere probabilmente commercializzate in tutti i mercati delle città del mondo allora conosciuto.
Le varietà di piante, selezionate fra quelle citate da Columella, nel suo trattato ‘De Agricoltura’, Plinio il Vecchio, Catone, Virgilio e tra i resti vegetali scoperti nel corso degli scavi archeologici condotti nell’area di Pompei, sono all’incirca 80.
Troviamo così nelle parcelle coltivate borragine, cavoli, cipolle, aglio, bieta, carciofi, insalate; il rosmarino anticamente usato, oltre che per scopi alimentari e terapeutici, anche con rose e gigli nella preparazione di festoni e corone sacre da offrire agli dei; le viole, i narcisi, le bocche di leone, i giacinti e le calendule, dai fiori aranciati; la lattuga e la malva, ghiottoneria molto apprezzata da Cicerone; la ruta, la nepetella e la santoreggia; l’achillea, conosciuta dai romani col nome di herba militaris, custodita insieme alle margherite di prato dai soldati, per essere passata sulle ferite inferte dalle armi da taglio durante le battaglie.
L’Hortus Urbis, confermando la sua vocazione didattica e pubblicistica, ospita durante la settimana i bambini e i ragazzi delle scuole, corsi di giardinaggio e orticoltura per adulti, mentre la domenica mattina vede lo sviluppo di specifici laboratori e attività di gioco dedicate ai bambini con incontri a tema per adulti.
L’esperienza di Hortus urbis ha radici lontane, per raccontarla compiutamente è indispensabile la lettura di un brano scritto da Pierre Grimal (Parigi, 21 novembre 1912 – Parigi, 11 ottobre 1996) che fu storico e latinista francese, studioso della civiltà romana, grande divulgatore anche tra i non specialisti della eredità culturale della Roma antica.
Ne ‘I giardini di Roma antica’, Garzanti, Milano 2000, ci dona una intensa immagine degli orti chiusi del suburbio e della realtà sociale che animava, allora come oggi, le attività di questi preziosi spazi verdi dedicati alle coltivazioni:
(…) Alla fine del II sec. a.C., in tutto il periodo dell’Impero, esisteva ancora intorno alla città una cintura di piccoli giardini, orticelli e frutteti. Essi permangono nei grandi possedimenti terrieri trasformati in parchi, sono i recinti rustici talvolta chiamati hortuli, dove si coltivano verdure e alberi da frutta.
Sappiamo che Terenzio, morendo, legava alla figlia ‘ venti jugeri di giardino sulla via Appia, presso il tempio di Marte’, è probabile che questi hortuli non fossero un unico fondo, ma piccoli appezzamenti di terreno che permettevano al poeta di vivere, con l’affitto.
Tutto il quartiere di Marte e le rive dell’Almone erano così, ‘stipati’ questi giardini, dove sorgevano, tra le aiuole di ortaggi, i capanni, le tabernae, tanto caratteristiche di tutte le periferie. Anche adesso non sarebbe difficile trovare, nei pressi della cappella di Quo Vadis, alcuni di questi orti, chiusi da una leggera palizzata di canne., con la loro taberna dove la sera e la domenica la gente prende il fresco. Nessuna vistosità, seppure piccola, in questi giardini, nessuna ricerca di effetto qualsiasi, ma il puro piacere di starsene in campagna e di veder germogliare i semi messi a suo tempo nel terreno. Festicciole la sera con gli amici e ritorno in città al tramonto. Tutti questi piaceri la gente di Roma li conosceva bene, non c’era nessuno, per quanto povero o libero, che non si potesse concedere l’illusione di un giardino e di una taberna sotto un pergolato fuorimano con la sua vite e le rose rampicanti.
(…) Talora quando l’appezzamento era piccolo, bastava un albero per riempire il giardino. E ce ne sono di così piccoli che potremmo paragonarli a vasi di fiori ‘appesi’ alla finestra.”*
* L’illustrazione al brano di Pierre Grimal è di Duilio Cambellotti realizzata per l’edizione del ‘De re rustica’ di Lucius Iunius Moderatus Columella, Ramo editoriale degli agricoltori, Roma 1947.
Anche nella vicina Valle della Caffarella, parte integrante del Parco Regionale dell’Appia Antica, è stato realizzato un orto didattico nell'ambito di uno dei progetti di risanamento naturalistico della valle.
Ha un'estensione di circa 0,5 ettari ed è situato tra via della Caffarella e il canale irriguo a sinistra, fosso che nell’area romana è denominato marrana; l'idea è quella di mantenere viva la testimonianza dell'uso del suolo di questo territorio che, fin dai tempi dei romani, aveva la funzione di rifornimento di frutta, verdura e foraggio per Roma. Nell'ambito di questo intervento è stata anche riprodotta una ruota a modioli per il rifornimento manuale di acqua ad uso irriguo.
L'orto è stato in parte affidato al Comitato per il Parco della Caffarella che ha avviato un attività educativa con le scuole elementari limitrofe e un'attività dimostrativa per le famiglie, denominata ‘Sabati all'orto’.
Gli spazi dell’ex Cartiera Latina, in via via Appia Antica, 42/50, sede della Direzione del Parco Regionale dell’Appia Antica, ospitano nel corso dell’anno numerose mostre, convegni ed eventi sul tema della tutela alla diffusione dei valori culturali, storici e ambientali dell’Agro romano e della Regina Viarum e più in generale sulle problematiche legate alla conservazione e allo sviluppo delle aree naturalistiche in ambito urbano.
Lungo il sentiero che, partendo dal tracciato della via Appia Antica, si dirama verso la zona ortiva si incontra un’area che ospita la ricostruzione di un piccolo stazzo della Campagna romana. Lo stazzo, dal latino statio, luogo dove ci si ferma, si staziona, era il luogo dove i pastori si riposavano, preparavano il pasto e ricoveravano le greggi. All’interno dello stazzo, oltre alle capanne, che fungevano da casa temporanea per pastori e braccianti stagionali, i guitti, era ospitato il recinto per gli animali, delimitato da frasche e rami, e il pagliaro. La ricostruzione permette di avvicinarsi con semplicità ed immediatezza alle condizioni di vita delle genti rurali che vivevano nelle aree agricole situate fuori alle mura cittadine non più tardi di un secolo fa, territori ora trasformati dallo sviluppo in aree edificate tipicamente urbane.
Email: hortus.zappataromana@gmail.com
Web: www.hortusurbis.it
Facebook: https://www.facebook.com/HortusUrbis
Hortus Urbis presso l’ex Cartiera Latina, via Appia Antica, 42/50 (accanto alla fontanella), Roma.
In bici: ciclabile Cristoforo Colombo e percorrere il sentiero Circonvallazione Ardeatina.
Bus: 118 e 218 sull’Appia Antica (Fermata Domine Quo Vadis) o 30express, 714 e 715 (Fermata Cristoforo Colombo/Bavastro o Cristoforo Colombo/Circonvallazione Ostiense) e percorrere il sentiero Circonvallazione Ardeatina nel parco Scott.
In macchina: parcheggiare a via Carlo Conti Rossini, Largo Gavaligi, via Omboni, via Scott e dintorni e percorrere il sentiero Circonvallazione Ardeatina nel parco Scott.